mercoledì 30 maggio 2012

a seconda..

martis 
smartix
tumar
lady
baronessa 
tamarindo
madam
cut
martons
cutola
knaif
patac
marten
cutty
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smartolini
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martù
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francesina
cutta
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smartuz
cucuzzella
tica
...

sabato 19 maggio 2012

doveva

rosa rete

doveva essere una settimana di grandi conquiste e recuperi, questa, ma non è stata niente di niente. di molti progetti pensati, nessuno realizzato. a volte capita che vada così. poi però anche le settimane più lunghe finiscono. ieri era venerdì e oggi finalmente si rinasce.
ieri era venerdì e non avevo voglia di affrontarlo, solo che poi sono successe alcune cose, alcune cose belle.

ho ritrovato i miei pensieri in un'estranea, solo espressi molto meglio, di modo che anch'io potessi capirli molto meglio.

ho avuto l'ennesima conferma che l'altruismo incontaminato e disinteressato esiste.

mi ha chiamata G. che tutto felice mi diceva che aveva usato il curry che gli avevo portato dall'india, e il pollo era venuto buonissimo.

"e questa che fibra è prof?" "questa è la lana dei pollini, l'altro giorno hanno lasciato le finestre aperte e ora è dappertutto".

un ragazzo faceva il giocoliere al semaforo eterno che c'è all'incrocio tra via melchiorre gioia e viale della liberazione: come innamorarsi in un tempo piccolo, come rammaricarsi di avere il portafogli che piange, come smettere di farlo notando che invece di contare le monete ti sorride con tutta la sua faccia affascinante.

L. aveva preso una decisione, al limite del drastico, ma invece di comunicarcela, tra le lacrime e le gerbere ha detto che ci aveva ripensato, non ci abbandona più (almeno per il momento, fino alla prossima crisi, poi si vedrà).

mi sa che non ci sono giornate in cui ci si può permettere di non aver voglia di lottare, devo solo cercare di tenerlo a mente per la prossima volta.

venerdì 18 maggio 2012

Dal vangelo secondo Giulia Blasi


Cosa dice lei: "Adoro essere single"

Cosa capisce lui: "Sono sola e triste senza un uomo, ma me la racconto: fammi cambiare idea!"

Traduzione: "Mi avete temporaneamente ma prepotentemente sfrangiato le ovaie, in futuro vedremo"

Contesto: Frase pronunciata generalmente a corollario di un elenco di complicazioni relazionali altrui.

Etimologia:
La protesta femminista degli anni ’60 e ’70 ci ha lasciato alcuni grandi insegnamenti: l’utero è nostro, il reggiseno stringe e i pesci non vanno in bicicletta. Da queste tre regole d’oro sono nate le donne single, che prima si chiamavano "zitelle" e sarebbero state disposte a cedere anche degli organi non vitali pur di accoppiarsi stabilmente con un uomo, e in seguito hanno preso gusto all’idea di attraversare la vita in solitaria, attrezzandosi di conseguenza.

La donna single è uguale alle altre donne, nel senso che fino dalla tenera età le è stata martellata nel cervello l’idea che prima o poi si sarebbe dovuta accoppiare e fare figli: ma questo non è (ancora) successo, e man mano che passano gli anni la donna single è costretta ad interrogarsi sulla natura della sua condizione. Scarsa inclinazione ai rapporti interpersonali? Pessimo carattere? Scarsa attrattiva? Sfiga? L’interrogativo si fa sempre più pressante in proporzione all’intensità con cui le amiche e parenti femmine le grattugiano le gonadi affinché si trovi un fidanzato/si sposi/faccia figli/presto che è tardi/non vorrai fare la fine di tua zia Nunzia. L’assunto di base è che la donna single sia sola e triste, anche quando la donna single in questione è tutt’altro che sola, ha amanti, amici, amiche, cose da fare, un lavoro o anche due o tre, cani, gatti, criceti e piante da balcone. La donna single è condannata a stare sulla difensiva, a giustificare il suo desiderio di non partecipare alla caccia al marito (o anche solo al fidanzato, ché signora mia, questi uomini moderni) e, se oltre la trentina e senza ansie ovariche, alla riproduzione della specie. Insomma, pure se non ti tocca: ti tocca. Non è strano che l’uomo moderno ma anche un po’ antico (quello che non si sposa, signoramia) abbia preso a considerarsi componente indispensabile per la felicità della donna, tipo l’ingrediente segreto della Coca-Cola, che se non c’è non è Coca-Cola.

Alcune donne single hanno piena coscienza della loro vocazione, e pur non essendo in teoria contrarie ad accoppiarsi anche per brevi periodi, si stufano prestissimo di avere a che fare su base quotidiana con le ansie, le pippe, i disordini, le infedeltà e la passione per gli sport minori che sembrano essere incluse automaticamente nel pacchetto-base di "uomo", tipo bouquet di gestore televisivo a cui è però difficilissimo apportare delle varianti. Tipo che se ti capita il genere "Intellettuale di sinistra" non sempre puoi fargli aggiungere "Clubber inveterato", e se invece ti capita "Presto a letto presto in piedi" è difficilissimo abbinarlo a "Mattinate languide fra le lenzuola", perché mentre tu langui lui s’è già alzato ed è di là che spignatta, pulisce, fa esercizi aerobici davanti alla finestra e canta canzoni tirolesi. Per non parlare di quelli che il sabato, la domenica e tutti i mercoledì sera entrano in stato catatonico davanti al televisore (ma poi ti stracciano le santissime se osi proporre la visione di Orgoglio e pregiudizio in sostituzione dell’ultimo lavoro con protagonista Vin Diesel). Insomma, l’uomo è bello ma non ne vorrebbero uno installato permanentemente in salotto.

Per capirci: lei adora essere single. Ma una botta e via, o una relazione tempestosa e decidua, si può anche fare.

Esempio di dialogo errato
Lei: "Adoro essere single."
Lui: "E’ perché non hai ancora incontrato quello giusto."

Esempio di dialogo corretto
Lei: "Adoro essere single."
Lui: "Anche io! Abbiamo qualcosa in comune. Da te o da me?"

(http://meparlaredonna.gqitalia.it/2009/07/11/lezione-11-adoro-essere-single/)

giovedì 17 maggio 2012

la breve vita dei mozziconi bianchi

mozziconi
Ho tirato fuori una sigaretta mentre aspettavo il tram.
Avevo voglia di fumare.
Ho chiesto da accendere.
Poi il tram è arrivato,
ma in anticipo rispetto a quanto sperassi,
e la sigaretta l'ho dovuta spegnere dopo due tiri.
Cercare un posto a sedere con ancora in bocca
il desiderio di nicotina e la percezione di non esserti
potuta godere fino in fondo un momento di vita
un po' - il viaggio - te lo rovina.


Ma il punto è che, se anche ora scendessi dal tram, quella sigaretta schiacciata sulla banchina che ha ormai smesso di bruciare, di certo non la riprenderei tra le dita.

giovedì 19 aprile 2012

una fotografia a metà

Ho visto una donna che camminava sotto la pioggia con una foglia in mano.
Ma la foglia l'ho notata solo dopo.
La prima cosa che mi ha colpito sono state le scarpe, delle converse che probabilmente avevano visto entrambe le guerre, che portava come fossero pantofole, da quanto ormai erano sformate.
Incurante delle pozzanghere e del torrente d'acqua che scendeva dal cielo camminava lentamente ma con passo costante, aveva una lunga borsa di pezza che portava a tracolla, tutta colorata, ma per il resto era blu, un bel blu. Quello dell'enorme tunica e dei larghi pantaloni che sembravano non avere nè un inizio nè una fine.
L'ombrello per quanto riusciva la proteggeva, ma mentre la superavo ho notato che teneva in mano una foglia verdissima, e sporgeva la mano oltre il riparo per far sì che rimanesse continuamente bagnata.
Avrei voluto girarmi per guardarla, o sorriderle, ma ho avuto per un attimo la paura di risultare invadente. Ho pensato che all'angolo mi sarei potuta fermare un momento facendo finta di orientarmi e l'avrei vista arrivare, ma quando mi sono voltata se n'era persa ogni traccia, ho ripercorso i miei passi a ritroso, controllato nei negozi e vicino all'edicola.
Non sono riuscita a vedere la faccia della donna che camminava con una foglia in mano.
Ora ho in testa una fotografia a metà.

giovedì 12 aprile 2012

bonsai

non riesco ad avere pazienza
le mie mani sudano al vento
quando perdo
tempo
quando perdo
tempo

-CC-

martedì 3 aprile 2012

il fine che non giustifica i mezzi

ci sono sere in cui capisci delle cose.
strano, non sono quasi mai giorni.
i giorni sono fatti per i processi lenti e sistematici; ma poi quando la mente si prepara a spegnersi arrivano le intuizioni. non è che siano sempre lampanti, ci vuole qualche attimo per accoglierle, nutrirle e assistere al loro sviluppo.
ma a un certo punto arrivano.
molte volte sono di poco conto, come l'aggancio mancante di una coreografia, ma altre.. altre ti investono con la loro ovvietà, e ti chiedi perchè ancora non c'eri arrivata, nonostante ci avessi ragionato su in passato innumerevoli volte.
probabilmente era giorno.

ci sono sere improvvisate senza neanche troppa convinzione, bagnate da un po' di rosso e ritmate dalla voce di qualcuno sul cui amore potrai sempre contare, in cui smetti di incolparti per i torti degli altri e allenti le bende sugli occhi quel tanto che basta per vedere che anche gli angeli mangiano fagioli.

- alle volte uno si crede incompleto, ed è soltanto giovane -

venerdì 9 marzo 2012

mi piace guardare da dietro le persone che camminano, e le gru in movimento


malcelata ipocrisia di volermi celare agli occhi del mondo osservandolo dallo squarcio di una corteccia. vedo le loro gambe, i cappotti sbottonati, le borse ingombranti a tracolla, la cadenza dei loro passi e poco altro. da qua non posso interpretare le loro espressioni, conoscere la reazione dei loro occhi accecati dal sole, non ne leggo il labiale. da dietro le persone sono meno faticose, non sbraitano e mi concedono il lusso di apprezzarle senza ricambiare.
qualcosa sta passando sopra la mia testa. alzo gli occhi, ma forse non dovrei.


non guardare il cielo mai. porta quasi sempre. forme di paralisi. per la mente.