mercoledì 15 ottobre 2014

Scrivere il curriculum

Cos’è necessario?
E’ necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.
E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e ricordi incerti in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.

Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto.
E’ la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

- Wislawa Szymborska -

mercoledì 10 settembre 2014

mai

Quella cosa che dicono, che per quanto tu possa sforzarti per diventare una persona migliore, verrai sempre e comunque criticato fino a farti pensare di essere il peggior reietto sulla Terra, è insopportabilmente fottutamente vera.

martedì 29 luglio 2014

Non lo saprà nessuno

Che abbiamo vissuto,
che abbiamo toccato le strade coi piedi,
che andavamo allegri,
non lo saprà nessuno.

Che abbiamo guardato il mare dai finestrini dei treni,
che abbiamo respirato l’aria che si posa sulle sedie dei bar,
non lo saprà nessuno.

Siamo stati sulla terrazza della vita fintanto che sono arrivati gli altri.

Nino Pedretti

martedì 22 luglio 2014

tutto e niente

poi quando comprendo che per realizzare i miei progetti dovrei essere allo stesso tempo grafica e fotografa e programmatrice e copywriter e sarta e pr e commercialista ed esperta di marketing e allestitrice, e chissà quante altre cose,
mi piglia uno sconforto e un panico e un'apatia e un istinto alla procrastinazione e al perfezionismo e un'insoddisfazione e uno smarrimento che forse vado al mare.

mercoledì 4 giugno 2014

Vitealcinquantapercento

Che in realtà il segreto è quello di non averne, segreti.
E però a volte capitano, te li ritrovi in mano senza che l'avessi calcolato, e devi maneggiarli ma non sai come si fa, perché non ci sei abituata, vorresti chiudere il pugno ma ti sembra violento, farli scivolare per terra ma ti accorgi che sono vischiosi.
Pesano. Irritano. Occupano troppo spazio.
Ti condizionano nei gesti, nelle volontà, sono porte chiuse a chiave, ostacoli di cui non sentivi il bisogno, violentano il volo, affievoliscono la luce e provocano cali di corrente.

Chi ci convive, come fa? Come sono le loro giornate, serene? Quanto spesso ci pensano? Vorrebbero liberarsene o ne hanno accettato rassegnati l'ingombro? Si pentono o credono che ciò li renda più forti? Riescono a sentirsi completi o sono vittime che lasceranno sanguinare le ferite in eterno?
Si chiedono mai se sia davvero necessario?

A me sembra di camminare nel fango.

martedì 20 maggio 2014

Poche cose

Io credo che potrei essere una persona molto più serena e adorabile se solo..

. fosse perseguito penalmente chi non risponde alle mail
. venissero aboliti i mocassini, in particolare quelli blu scamosciati da uomo
. i suv e le smart venissero confinati in apposite aree atte solo alla loro circolazione
. si evitasse di urlare
. fosse nuovamente reperibile la pasta fillo
. chiudessero i delfinari (e compagnia bella)
. potessi carpire il segreto dei cookies di Millie's
. fondesse l'autoradio ai tamarri, o fossero almeno costretti ad insonorizzarsi
. ricevessi consigli solo se richiesti, strettamente necessari e da gente competente
. fosse chiaro che se devi svoltare a sinistra la corsia di destra non è cosa che ti riguarda
. imparassi cosa rispondere a chi mi dice che sono troppo magra
. importassero in Italia i digestive al cioccolato fondente
. i ciclisti smettessero di tentarmi coinvolgendomi nei loro tentativi di suicidio
. avessero già inventato il teletrasporto
. ci si lamentasse di meno, anzi per niente

(poche cose, in fondo)

domenica 6 aprile 2014

Fine.

Una cosa che trovo gratificante è poter giudicare le esperienze dopo averle vissute direttamente.
Gli ultimi mesi sono stati impegnativi, principalmente per l'alterazione delle mie consuete abitudini vitali.
La privazione più grande da dover sopportare è stata quella alimentare.
E al termine del mio mese e passa di vita vegana ho avuto la conferma delle mie convinzioni: chi fa scelte di questo tipo fa parte di quella cerchia illuminata che - a differenza dei comuni mortali -  ha la capacità di interpretare il cibo come fonte di alimentazione mirata alla sopravvivenza anziché come puro godimento e ragione di vita.

Le limitazioni le ho sempre viste come atti di violenza autoinflitti, ancora di più quando sono di ostacolo al piacere. Vale come nell'amore. Lo fanno tutti, ma c'è differenza tra l'eseguire le solite azioni meccaniche finalizzate a un orgasmo e lo sperimentare ogni volta, scoprire mondi nuovi e alienarsi completamente tra fremiti e percezioni.

Esistono i vegani in ogni ambito, e sono quelli che sanno accontentarsi, che non sentono il bisogno di trovare l'estasi dei sensi. Sono quelli che solo esistono.

domenica 16 marzo 2014

Benvenuta

Le cicatrici sono la mappa di un'esistenza.
Adoro riscoprirmele addosso ogni giorno e ripercorrere infinite volte la loro memoria.

Invece so che per i ricordi labili hanno inventato i tatuaggi, come premio di consolazione.

martedì 14 gennaio 2014

#coglioniNoi

Circola sul web una geniale campagna di provocazione che denuncia lo sfruttamento di coloro che oggi vengono genericamente catalogati come 'creativi', realizzata dal collettivo Zero, introdotta dall'hashtag #coglioneNo, e all'istante condivisa sui social da coloro che si identificano con la categoria in questione. Che sono (siamo) moltissimi.

Danno sempre un senso di liberazione e di auto-assoluzione queste iniziative, fanno prendere coscienza in modo istantaneo di quanto la propria condizione di frustrazione e mortificazione, o di disagio generale, sia comune a molti, e così sembra meno grave, meno persecutoria, e meno spaventosa.
Un grido di ribellione a più voci solitamente infonde forza, fa sentire parte di una minoranza coesa che può trarre energia e coraggio dalla solidarietà e dal mal comune.

Ma mi rendo conto che la stirpe degli ormaisifaperdire-giovani in attesa di una realizzazione lavorativa che legittimi i loro sforzi/studi/sacrifici e menate varie, ha sviluppato un atteggiamento vittimista e scoraggiato, l'attitudine originale e poco costruttiva a lamentarsi delle difficoltà adagiandosi su di esse, sfruttandole come alibi per alimentare una pigrizia mentale e produttiva che si rinvigorisce proprio nel confronto con i compagni di sventura. "Se tanto dicono che non c'è lavoro, cosa lo cerco a fare?" Una cosa così. O anche, il molto gettonato: "Non posso sperare di trovare qualcosa di meglio, meglio accontentarsi."

Va a finire che la ricerca del lavoro, qualunque esso sia, diventa un passatempo affrontato con poca convinzione, giusto per calmare i rimorsi di coscienza e potersi crogiolare nel compatimento generale. E intanto le statistiche sparano percentuali sul tasso di disoccupazione giovanile, fomentando la sindrome vessatoria e la disperazione. Ma tralasciando la responsabilità enorme di chi viene visto solo come vittima.

Tra chi ingrossa le fila dei precari e dei disoccupati probabilmente solo una parte, seppur consistente, è il reale e indiscusso risultato del catastrofico momento, e poi ci sono altre due categorie.
Una è costituita da quelli che fanno gli schizzinosi sull'orario del colloquio, sul fatto che la sede è troppo lontana da casa e che "mi richiami verso sera che ora non ho modo di controllare l'agenda". Ma oltre ad essere odiosi e a falsare le statistiche, non nuocciono più di tanto al resto della comunità, o quantomeno non più che a se stessi.
Chi invece non ha proprio motivo di piangersi addosso sono quelli che si comportano nel modo opposto, che hanno fatto dell'umiltà e della prostrazione uno stile di vita estremo.
Quelli a cui va bene lavorare anche gratis. I patiti del volontariato insomma. E non funziona il ragionamento 'se a loro va bene così a te cosa te ne frega', perché frega, moltissimo, a tutti quanti. Finché ci sarà chi permette che il suo lavoro non venga remunerato, per qualsiasi ragione, anche la più nobile, tutti gli altri avranno un potere contrattuale inesistente, oltre ad una collezione di umiliazioni più o meno velate. E il meccanismo continuerà a girare sempre nel verso sbagliato, finché la cosa non verrà regolamentata, quindi, facendo un rapido calcolo, mai.

Lungi da me giustificare datori di lavoro schiavisti che la notte riescono anche a prendere sonno, ma se il mio vicino di casa produce un ottimo Nero d'Avola e me ne regala una bottiglia al mese, difficilmente andrò in enoteca a comprarmelo. Impiegherò i miei risparmi per qualcos'altro. E già che ci sono me ne bullerò anche.

domenica 5 gennaio 2014

Linvito

Non mi interessa quali pianeti sono in quadratura con la tua luna,
voglio sapere se sei arrivato a toccare il culmine della tua sofferenza,
se i tradimenti della vita ti hanno fatto sbocciare
o se ti sei inaridito e chiuso in te stesso per paura di soffrire ancora.

Voglio sapere se puoi sopportare il dolore, il mio o il tuo,
senza cercare di nasconderlo, sbiadirlo o farlo tacere.

Non mi interessa se la storia che racconti è vera,
voglio sapere se riusciresti a deludere qualcuno per mantenere fede a te stesso;
se riesci a sopportare l'accusa di tradimento senza tradire la tua anima.

Voglio sapere se puoi essere fedele e quindi degno di fiducia.

Voglio sapere se riesci a vedere la bellezza in ogni giorno,
anche quando non tutto è piacevole;
e se puoi lasciarti ispirare dalla sua presenza.

Non mi interessa sapere dove vivi o quanti soldi hai.
Voglio sapere se riesci ad alzarti 
dopo una notte di dolore e di disperazione
stanco e con le ossa a pezzi
e a fare ciò che va fatto per dar da mangiare ai bambini.
Non mi interessa ciò che sai né come sei giunto qui.
Voglio sapere se starai nel centro del fuoco con me
senza tirarti indietro.
Non mi interessa dove o che cosa o con chi hai studiato.
Voglio sapere che cosa ti sostiene da dentro
quando tutto il resto crolla.
Voglio sapere se riesci a stare solo con te stesso
e se ti piace davvero la compagnia 
che ti fai nei momenti vuoti.

Oriah Mountain