domenica 6 aprile 2014

Fine.

Una cosa che trovo gratificante è poter giudicare le esperienze dopo averle vissute direttamente.
Gli ultimi mesi sono stati impegnativi, principalmente per l'alterazione delle mie consuete abitudini vitali.
La privazione più grande da dover sopportare è stata quella alimentare.
E al termine del mio mese e passa di vita vegana ho avuto la conferma delle mie convinzioni: chi fa scelte di questo tipo fa parte di quella cerchia illuminata che - a differenza dei comuni mortali -  ha la capacità di interpretare il cibo come fonte di alimentazione mirata alla sopravvivenza anziché come puro godimento e ragione di vita.

Le limitazioni le ho sempre viste come atti di violenza autoinflitti, ancora di più quando sono di ostacolo al piacere. Vale come nell'amore. Lo fanno tutti, ma c'è differenza tra l'eseguire le solite azioni meccaniche finalizzate a un orgasmo e lo sperimentare ogni volta, scoprire mondi nuovi e alienarsi completamente tra fremiti e percezioni.

Esistono i vegani in ogni ambito, e sono quelli che sanno accontentarsi, che non sentono il bisogno di trovare l'estasi dei sensi. Sono quelli che solo esistono.

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