lunedì 22 aprile 2013
mercoledì 27 marzo 2013
l'atterraggio
i pensieri sono soggetti a una forza di gravità variabile.
nella loro fase primordiale, essendo così leggeri e ingenui, fluttuano.
non riescono a trovare una loro collocazione, vagano spauriti continuando a cozzare tra di loro e contro le pareti del cranio.
dopo può succedere che, violentati, si trasformino in parole, e allora scendono di un livello, provano a darsi un contegno e ad apparire coerenti e decisi, ma ancora non riescono a toccare il suolo, si mettono in ordine per provare ad esprimersi uno alla volta, ma più sono incerti e più si accavallano, si inceppano, fino a rendersi conto che non si convincono.
il momento in cui toccano definitivamente il suolo, attratti da una gravità improvvisa, è quando scelgono di tramutarsi in lettere scritte. non succede molto spesso, ed è per loro un momento delicato, perchè sanno che da lì non si ritorna indietro, ma necessario, per recuperare finalmente la loro identità.
è che i pensieri sono spesso vigliacchi, non vogliono affrontare la realtà delle cose per continuare ad usare la scusa di essere entità immateriali.
ma non sono neanche così incoscienti, prima o poi si bloccano, si fanno inchiodare e mettere a nudo.
magari non succede mai, oppure succede dopo anni, svariati segnali, volutamente ignorati, e un'accettazione mesta che non si è mai abbastanza grandi per smettere di imparare.
nella loro fase primordiale, essendo così leggeri e ingenui, fluttuano.
non riescono a trovare una loro collocazione, vagano spauriti continuando a cozzare tra di loro e contro le pareti del cranio.
dopo può succedere che, violentati, si trasformino in parole, e allora scendono di un livello, provano a darsi un contegno e ad apparire coerenti e decisi, ma ancora non riescono a toccare il suolo, si mettono in ordine per provare ad esprimersi uno alla volta, ma più sono incerti e più si accavallano, si inceppano, fino a rendersi conto che non si convincono.
il momento in cui toccano definitivamente il suolo, attratti da una gravità improvvisa, è quando scelgono di tramutarsi in lettere scritte. non succede molto spesso, ed è per loro un momento delicato, perchè sanno che da lì non si ritorna indietro, ma necessario, per recuperare finalmente la loro identità.
è che i pensieri sono spesso vigliacchi, non vogliono affrontare la realtà delle cose per continuare ad usare la scusa di essere entità immateriali.
ma non sono neanche così incoscienti, prima o poi si bloccano, si fanno inchiodare e mettere a nudo.
magari non succede mai, oppure succede dopo anni, svariati segnali, volutamente ignorati, e un'accettazione mesta che non si è mai abbastanza grandi per smettere di imparare.
d'altronde qualcuno già l'aveva scoperto: quando una cosa è troppo bella per essere vera, è perchè non è vera.
venerdì 22 febbraio 2013
amica coscienza
Dubbio morale del giorno: è legittimo odiare i cretini? O meglio, l'idiozia deve essere considerata una malattia e in quanto tale indipendente dalla volontà del suo portatore o è solo una forma di pigrizia totalmente gestibile che induce le persone ad esternare qualsivoglia sentenza e compiere qualsivoglia azione invece di fare lo sforzo di fermarsi dieci secondi per pensare se sia o meno il caso?
lunedì 7 gennaio 2013
promesse per gli anni nuovi
Visto che mi voglio molto bene in questo momento è importante che mi faccia un regalo d'amore.
Voglio promettermi alcune cose, nel caso in un futuro dovessero scapparmi di mente.
Mi prometto che se mai dovessi ricevere un anello di fidanzamento ammetterei di aver clamorosamente sbagliato uomo.
Mi prometto che non mi depilerò mai le sopracciglia.
Mi prometto che farò uno sforzo immane per smetterla di giudicare apertamente le ridicole relazioni sentimentali dei miei amici.
Mi prometto che cambierò portafoglio prima che mi si smembri del tutto.
Mi prometto che un giorno imparerò a cucinare i cookies.
Mi prometto che tornerò qua a scrivere appena la mia memoria mi concederà sprazzi di lucidità.
Voglio promettermi alcune cose, nel caso in un futuro dovessero scapparmi di mente.
Mi prometto che se mai dovessi ricevere un anello di fidanzamento ammetterei di aver clamorosamente sbagliato uomo.
Mi prometto che non mi depilerò mai le sopracciglia.
Mi prometto che farò uno sforzo immane per smetterla di giudicare apertamente le ridicole relazioni sentimentali dei miei amici.
Mi prometto che cambierò portafoglio prima che mi si smembri del tutto.
Mi prometto che un giorno imparerò a cucinare i cookies.
Mi prometto che tornerò qua a scrivere appena la mia memoria mi concederà sprazzi di lucidità.
lunedì 17 dicembre 2012
meno parole
L'espressione 'sono pessimo'.
Detta da un uomo che non ha rispettato la parola data,
perché semplicemente gli costava fatica.
Mi perseguita.
Cosa ti devo rispondere?
Hai ragione. Lo sei.
E forse sei anche qualcosa di più.
Ma così dicendo limiti notevolmente la mia creatività
nell'elaborare insulti più mirati e fantasiosi.
L'autodefinirti è un gesto di vigliaccheria.
Ti mette al riparo da ogni altro attacco,
ti procura la parvenza di assoluzione dei rei confessi
ma inquina la verità.
Perché probabilmente sei anche ottimo,
ma hai una grave carenza in fatto di attributi.
Detta da un uomo che non ha rispettato la parola data,
perché semplicemente gli costava fatica.
Mi perseguita.
Cosa ti devo rispondere?
Hai ragione. Lo sei.
E forse sei anche qualcosa di più.
Ma così dicendo limiti notevolmente la mia creatività
nell'elaborare insulti più mirati e fantasiosi.
L'autodefinirti è un gesto di vigliaccheria.
Ti mette al riparo da ogni altro attacco,
ti procura la parvenza di assoluzione dei rei confessi
ma inquina la verità.
Perché probabilmente sei anche ottimo,
ma hai una grave carenza in fatto di attributi.
martedì 13 novembre 2012
la donna media
La donna media crede, o le piace credere, che il mondo giri attorno a lei, che ogni azione venga compiuta nei suoi paraggi, sia sicuramente indirizzata a lei, nel bene e nel male. Per dire, se è in mezzo ad altre mille persone, di certo quello laggiù sta guardando lei. E quelle due ragazze stanno commentando le sue scarpe. Senza dubbio!
La donna media crede, visto che il mondo gira attorno a lei, di essere stata investita del solenne compito di far conoscere ai suoi ammiratori tutti i minimi dettagli della sua vita. Ritiene sia suo specifico dovere morale informare ogni singolo individuo le capiti sotto mano di cosa pensa, che stadio hanno raggiunto i suoi sentimenti, con chi è uscita la sera prima, e se si sente particolarmente generosa, anche da quante ore non mangia. Perché ovviamente la donna media è sempre e perennemente a dieta. Cioè, dieta.. semplicemente non mangia!
Alla donna media capitano sempre cose che a nessun'altro mai, esperienze mistiche inspiegabili ai più e comprensibili solo a lei. Tipo il raffreddore, o i panni da stendere, o il lavoro, lo studio, il respirare.
Insomma qualsiasi evento è quello giusto per affliggere quanto basta il prossimo sulle sue sciagure. E probabilmente nella sua testa non trova spazio l'idea che anche il malcapitato 'prossimo' possa avere un paio di cose che gli stanno facendo girare le palle già di suo, e che avrebbe volentieri evitato di farsi carico delle lamentele altrui.
La donna media ha sempre bisogno di qualcuno che la capisca, che la consoli, che le tiri su il morale, che si ricordi di lei, che la chiami, che la inviti a cena e che possibilmente la passi pure a prendere, ma con una macchina bella, mica da sfigato, che poi che figura ci fa! Risulta chiaramente spiazzata se nessuno pare interessarsi a sufficienza alla sua vita, cosa che alimenta le sue sempre latenti manie di persecuzione e di abbandono. E che soprattutto vanifica irrimediabilmente i suoi sforzi per farsi notare, per affermarsi fisicamente e storicamente nel mondo, per lasciare un segno del suo passaggio su questa terra.
Generalmente la donna media si crede forte e sicura di sé ma è comunque alla continua ricerca di un pubblico che la faccia sentire apprezzata e considerata. Solitamente è l'unica e sola causa di tutti i suoi mali, ma è abilissima ad imputarne le colpe alla società, alla famiglia, al gatto, all'idraulico e allo scioglimento dei ghiacciai.
La donna media non ha consapevolezza dei suoi limiti, se leggesse questo testo non capirebbe neppure che parla di lei, e non perché sia stupida, tutt'altro, è che proprio non sa fermarsi a pensare, non ha nessuna capacità di autoanalisi, e men che meno di autocritica.
In compenso parla moltissimo! La donna media si riconosce perché parla sempre, in continuazione, di qualsiasi cosa, così, giusto per tenersi in allenamento. Interrompe gli altri, parla durante i film, ti parla appena sveglio, ha bisogno di imporsi verbalmente, costi quel che costi. E quando proprio è a corto di parole (a volte succede) trova un modo qualunque per produrre rumore, qualcosa che testimoni la sua presenza.
La donna media è probabilmente nata con un problema di vista che limita gravemente il suo campo visivo, e benché si informi sulle vicende che vedono partecipe il resto dell'umanità, ricade puntualmente in quel buco nero da cui filtrano solo i raggi abbaglianti del suo maltrattato ego.
La donna media crede, visto che il mondo gira attorno a lei, di essere stata investita del solenne compito di far conoscere ai suoi ammiratori tutti i minimi dettagli della sua vita. Ritiene sia suo specifico dovere morale informare ogni singolo individuo le capiti sotto mano di cosa pensa, che stadio hanno raggiunto i suoi sentimenti, con chi è uscita la sera prima, e se si sente particolarmente generosa, anche da quante ore non mangia. Perché ovviamente la donna media è sempre e perennemente a dieta. Cioè, dieta.. semplicemente non mangia!
Alla donna media capitano sempre cose che a nessun'altro mai, esperienze mistiche inspiegabili ai più e comprensibili solo a lei. Tipo il raffreddore, o i panni da stendere, o il lavoro, lo studio, il respirare.
Insomma qualsiasi evento è quello giusto per affliggere quanto basta il prossimo sulle sue sciagure. E probabilmente nella sua testa non trova spazio l'idea che anche il malcapitato 'prossimo' possa avere un paio di cose che gli stanno facendo girare le palle già di suo, e che avrebbe volentieri evitato di farsi carico delle lamentele altrui.
La donna media ha sempre bisogno di qualcuno che la capisca, che la consoli, che le tiri su il morale, che si ricordi di lei, che la chiami, che la inviti a cena e che possibilmente la passi pure a prendere, ma con una macchina bella, mica da sfigato, che poi che figura ci fa! Risulta chiaramente spiazzata se nessuno pare interessarsi a sufficienza alla sua vita, cosa che alimenta le sue sempre latenti manie di persecuzione e di abbandono. E che soprattutto vanifica irrimediabilmente i suoi sforzi per farsi notare, per affermarsi fisicamente e storicamente nel mondo, per lasciare un segno del suo passaggio su questa terra.
Generalmente la donna media si crede forte e sicura di sé ma è comunque alla continua ricerca di un pubblico che la faccia sentire apprezzata e considerata. Solitamente è l'unica e sola causa di tutti i suoi mali, ma è abilissima ad imputarne le colpe alla società, alla famiglia, al gatto, all'idraulico e allo scioglimento dei ghiacciai.
La donna media non ha consapevolezza dei suoi limiti, se leggesse questo testo non capirebbe neppure che parla di lei, e non perché sia stupida, tutt'altro, è che proprio non sa fermarsi a pensare, non ha nessuna capacità di autoanalisi, e men che meno di autocritica.
In compenso parla moltissimo! La donna media si riconosce perché parla sempre, in continuazione, di qualsiasi cosa, così, giusto per tenersi in allenamento. Interrompe gli altri, parla durante i film, ti parla appena sveglio, ha bisogno di imporsi verbalmente, costi quel che costi. E quando proprio è a corto di parole (a volte succede) trova un modo qualunque per produrre rumore, qualcosa che testimoni la sua presenza.
La donna media è probabilmente nata con un problema di vista che limita gravemente il suo campo visivo, e benché si informi sulle vicende che vedono partecipe il resto dell'umanità, ricade puntualmente in quel buco nero da cui filtrano solo i raggi abbaglianti del suo maltrattato ego.
domenica 28 ottobre 2012
(tele)cronaca di un odio
oggi è domenica, è ora di cena, fuori piove, fa di nuovo freddo, abbiam mangiato castagne.. e in sala sta andando in onda a tutto volume la ennesima partita di calcio della giornata. vorrei essere più precisa sul numero, ma la domenica solitamente per sottrarmi a questo supplizio o esco o mi barrico in camera, per cui non saprei dire.. però si può fare un rapido calcolo, oggi abbiamo iniziato a mezzogiorno, che giocava la juve per cui il mondo per un'ora e tre quarti ha dovuto suo malgrado smettere di girare, pranzo domenicale in stand-by e tutti (tutti quelli ossessionati intendo, ossia la metà maschile della famiglia) incollati davanti allo schermo. dunque, consideriamo per comodità due ore a partita, prendiamo atto del fatto che non c'è stata soluzione di continuità, da mezzogiorno son passate nove ore, e ciò significa che siamo verosimilmente alla quarta o quinta partita della giornata, e non c'è nessun motivo per credere che questa sarà l'ultima. il bilancio finale è di un terzo di giornata speso davanti a un televisore (cosa già grave di per sé) a guardare multimilionari che giocano contro altri multimilionari. c'è chi aspetta il week end con trepidazione per molti motivi, e chi lo aspetta per lobotomizzarsi guardando partite di calcio su partite di calcio, fino allo stremo. e poi visto che l'argomento merita, tutti i successivi commenti e opinioni, di menti eccelse che filosofeggiano sulle azioni e sindacano sui falli, con una grazia e signorilità che acquisisce naturalmente chi dedica la sua vita a impegni di tale spessore.
poi si stupiscono del mio odio per il calcio.. se dovessi applicarmici con una tale insensata assiduità penso che arriverei ad odiare anche il sesso.
poi si stupiscono del mio odio per il calcio.. se dovessi applicarmici con una tale insensata assiduità penso che arriverei ad odiare anche il sesso.
mercoledì 12 settembre 2012
non molto
il buon gusto innanzitutto.
la consapevolezza dei propri limiti. poi l'accettazione.
mai lamentarsi. ma proprio mai mai.
cos'altro?
ecco forse istituire la banalità peccato mortale.
giusto quello.
la consapevolezza dei propri limiti. poi l'accettazione.
mai lamentarsi. ma proprio mai mai.
cos'altro?
ecco forse istituire la banalità peccato mortale.
giusto quello.
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