mi chiedo come funzioni la memoria umana. se è più come una spiaggia piena di rifiuti, che per quanti se ne possano accumulare, prima o poi, con gli anni, la tenacia del mare porterà via, o come una discarica abbandonata, che anche andandoci a scavare tra cent'anni si troveranno fossili di lattine di red bull e CD rotti.
stasera penso alle volte che ho sofferto. fisso il buio della mia stanza, la spia della stampante, e penso. ma senza emozionarmi, sono distaccata. penso ai dolori passati, non molti in realtà, quasi sempre pene d'amore, qualsiasi amore, anche quello per il mio primo scarabeo.
chissà se questi ricordi la corrente mai se li porterà via, e sarà come se non si fossero mai depositati sull'anima. mi impressiona come ogni volta li riviva così intensamente, come se stessero succedendo di nuovo, mi stupisce come riesca ad evocare perfettamente, spasmo per spasmo, le fitte allo stomaco, i giramenti di testa, la sensazione di non riuscire più a respirare, tutto!
mi ricordo la luce che c'era in quei giorni, o in quelle notti, cosa indossava mia mamma, di che lunghezza avevo i capelli.. ed è sorprendente per me che di memoria non ne ho affatto.
come fa il dolore ad imprimersi così in profondità, a prendersi una parte del nostro cervello e non abbandonarla pur con il passare degli anni? forse sono io che glielo permetto, forse dall'alto della fortezza che man mano costruisco voglio dimostrare a me stessa che ho la forza per rievocare i momenti più orrendi della mia vita, senza più rimanerne sconvolta.
da piccola quando faceva particolarmente freddo mi toglievo i guanti finché non mi si congelavano le mani, e quando finalmente perdevo la sensibilità, che avrei potuto toccare il fuoco senza bruciarmi, mi sentivo invincibile.
stasera tocco il fuoco, e non mi brucio, ma non so perché lo faccio, non mi piace più sentirmi invincibile come da bambina, sento chiaramente che in tutto ciò c'è qualcosa di malato, ma in fondo io stessa sono malata, niente di cui stupirsi..
..mi chiedo se inconsapevolmente e masochisticamente rifiutiamo di separarci dalle esperienze che ci hanno veramente insegnato a vivere, facciamo sì che diventino come macchie di vino rosso su una tovaglia di lino,
indelebili.
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