venerdì 29 aprile 2011

omaggio

"come mai bevi così tanto caffè?"
"per restare sveglia"
"una volta ti piaceva dormire.."
"mi piace ancora molto, e se potessi lo farei di più.. ci sono tante cose che farei, se potessi ancora.."
"e comunque a me sembra acqua sporca.."
"assaggialo, gli ho aggiunto un po' di cannella!"
"lo sai che non mi piace, non mi è mai piaciuta, mi ricorda il natale e le bucce d'arancia che si disidratano sui caloriferi"

stava diventando malinconico, me ne accorgevo dal modo in cui zigzagava con lo sguardo per la stanza, come se stesse cercando di seguire la scia di un riflesso fugace.. in quei momenti preferiva non guardarmi negli occhi, e se lo faceva non vi si soffermava a lungo, diceva che avevo l'anima pesante, ma il senso delle sue parole non mi è mai stato chiaro..

"ne hai fatto troppo, non lo finirai mai"
"mi piace tenerlo tra le mani, mi fa compagnia.. non voglio finirlo, voglio che duri il più possibile.."

mi rendevo conto che più crescevo e più ripescavo dal passato i miei piccoli riti intimi, stavo rimparando il rispetto per il mio tempo, quel poco tempo che riuscivo a passare da sola, in pace, e tutto questo mi gratificava forse più di quanto avrebbe dovuto. come quando uno sconosciuto ti offre il suo ombrello durante un temporale.. non è niente di che, ma con quel piccolo gesto di cura leviga gli spigoli dei momenti più aspri.
a me piaceva l'idea della tazza tra le mani.. le mie mani che erano sempre piene di graffi, di inchistro, non più quello dei timbri dei locali ma quello della mia bic che tentava invano di ricordarmi ciò che la mia agenda non poteva contenere. anche loro avevano bisogno ogni tanto di un gesto di affetto. avvicinai la brodaglia fumante al naso e mi venne da chiudere gli occhi, mentre mandavo giù un sorso bollente che mi ripulì i pensieri e mi inumidì i sensi.
quando tornai al presente fui io a fissarlo.

"fammelo assaggiare" mi disse, chiudendo le sue mani sulle mie, che custodivano il calore di quel momento.

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